Inettitudine
Un racconto di coperte e rimpianti, di Federica Stella Trilla la sveglia del mezzogiorno. E’
Un racconto di coperte e rimpianti, di Federica Stella
Trilla la sveglia del mezzogiorno. E’ la quinta ed ultima che hai impostato, ma anche adesso pari assopito, inerme in quel groviglio di lenzuola. La senti, passivo, mentre martella il tuo povero timpano, ma tu non riesci nemmeno a trovare la forza di muovere quel braccio molle che ti ritrovi per zittirla, una volta per tutte. Guardati, non provi nemmeno pietà per la tua povera mente, che, elaborando continuamente quei suoni così ripetitivi, si sta affaticando prima ancora che tu possa muovere un singolo muscolo. Oggi non mi va di alzarmi, non mi va di far nulla, non ho nemmeno voglia di aprire gli occhi.
Sei intrappolato in un limbo tra la razionalità e ciò che c’è al di sotto di essa. Giochi a mosca cieca, tastando tutto ciò che ti si pone davanti, nella speranza di trovare tra le tue fredde mani qualcosa di caldo e familiare che le possa riscaldare – proprio come quelle coperte dalle quali sei interamente avvolto.
Solo vuoto. Solo ansia, paura, terrore. Sono perso.
Sei perso nei meandri di tutte quei compiti che dovresti portare a termine, di quelle responsabilità che ti affannano, prendono il sopravvento, annichiliscono ogni slancio vitale che pulsa dentro te. Ma ti chiedi se, in fondo, il problema non alberghi proprio lì.
Anche tu sei stato giovane. Ti sembrava quasi di aver rimosso quei ricordi, troppo lontani dal tuo modus vivendi attuale, ed invece giacciono proprio lì, davanti ai tuoi occhi indolenti. Paiono cenere grigia mossa da una sottile brezza. Sarà la brezza di quella speranza ormai dimenticata?
Già, avevi tanti di quei sogni, tu. Sognavi una bella casa a Milano, una carriera brillante come chef; sognavi l’amore, una famiglia. Sognavi la felicità, ma non l’hai mai ottenuta. Od era forse quella la mia felicità? Una vita strabordante di energia vitale, una vita dove tutto era alla portata dei miei desideri?
E’ colpa tua, è tutta colpa tua. Sei un uomo solo adesso, ed è tutta colpa tua. Se non hai abbandonato il tuo paesino di provincia, è tutta colpa tua. I tuoi compaesani hanno la lingua lunga, parlano, raccontano della tua inettitudine, che ti ha portato qui.
Raccontano di quando ti sei innamorato di lei, la donna che non sei mai riuscito a dimenticare. Sono passati decenni, eppure ricordi la sua voce melliflua come se fosse ieri! Era quella, la cosa che ti piaceva di più di lei. La calda stretta delle coperte diviene il suo tiepido canticchiare; vuoi sorridere a questo ricordo così caro, ma il tuo viso resta immobile. Rivedi le sue belle labbra sottili schiudersi in un bacio che sa di amore ed incertezza, i suoi occhi chiusi che con lentezza si aprono per cercare in te un bagliore di sicurezza, quasi come a volersi godere quello che sapeva essere uno dei vostri ultimi attimi insieme.
Per carità, non è che tu non l’amassi: provavi per lei un amore sconfinato, il cui eco riecheggia tutt’oggi. Semplicemente, non sapevi come amarla. Non la chiamo, non ce n’è bisogno, sicuramente sta parlando con le sue amiche. Oggi non passo da lei, ho da fare, spero capisca. Capirà sicuramente, sì. Lei mi ama, in fondo. Anche io la amo. Ma che giorno è oggi..? Ah, domani è il nostro anniversario. Ho da fare oggi, non posso comprarle nulla. Effettivamente ho da fare anche domani… Capirà, sì? In fondo, lei mi ama. La amo anche io. Dovrei chiamarla? Mi piacerebbe sentire la sua voce… No, non la chiamo, non ce n’è bisogno. Sicuramente sta parlando con le sue amiche.
Rivedi il giorno del vostro anniversario, ma stavolta guardi lei, sconsolata, seduta sulla gradinata dove solevate incontrarvi. Sicuramente aspettava te, ma tu avevi troppo da fare per poterla incontrare. Così, l’hai lasciata a contemplare la sua infinita solitudine.
Tutto sommato te l’aspettavi, che avrebbe iniziato a cercare amore e certezze in un’altra persona, dato che tu non eri in grado di dargliene. Non eri chissà quanto sorpreso quando lei si presentò alla vostra solita gradinata con un uomo che non eri tu a tenerle la mano. Ti chiese scusa, ti disse che avevate necessità diverse, che non potevate rendervi felici l’un l’altro, perché lei non lo era. Se ne andò con le lacrime agli occhi, ma tu non reagisti nemmeno quella volta: ti limitasti ad annuire, inerte, perché in fondo come facevi a spiegarglielo, che tu con lei eri l’uomo più felice sulla terra? Che vederla con un altro accendeva in te delle emozioni ormai assopite?
Dopo aver conosciuto lei, non ho più amato nessun’altra.
La debole brezza si fa improvvisamente impetuoso vento, e spazza via i ricordi del tuo passato con lei. Al loro posto, vieni proiettato in quella che avrebbe potuto essere la tua vita in questo momento: sei in una casa diversa dalla tua, e da un’enorme portafinestra scruti la skyline milanese. Il trillo della sveglia si trasforma ora nel dolce canto della tua amata, che cerca di addormentare il vostro bimbo. Avrà ad occhio e croce 5 anni, e somiglia tanto alla sua mamma. Di mio qui c’è solo il naso. Il calore emanato dal camino ti fa sentire subito a casa, e riconosci con stupore una serie di premi culinari posti su una mensola al di sopra di esso. Un tempo avevi il talento necessario a realizzare i tuoi sogni. Forse ce l’hai anche oggi. La tua inettitudine ha fermato la tua crescita.
C’è così tanta quiete, qui. Ma poi il bimbo, che prima ascoltava ammaliato la voce della sua mamma, posa lo sguardo su di te: inizia a piangere instancabilmente, come se avesse appena visto uno sconosciuto, e non il suo pluripremiato papà… La donna cerca di calmarlo, finendo inevitabilmente per notarti. Così, quegli occhi innamorati, al cui ricordo ti aggrappi ancora, lasciano spazio ad una furia incontrollata, spaventosa, innaturale.
– Cosa ci fai tu qui? Vuoi ancora portare via la mia felicità?! – urla lei in preda alla disperazione, guardandoti come se fossi la causa di tutte le sue sofferenze. Forse lo sei, o, perlomeno, lo sei stato. Nonostante tutto puoi dire di conoscerla, perciò provi uno sgomento non indifferente nel constatare che lei, la donna con la voce più melodiosa al mondo, potesse fare questo gran baccano!
Io, la tua coscienza, decido di giocare ancora un po’. Quel roseo futuro creatosi attorno a te inizia a sgretolarsi, tassello dopo tassello, riportandoti nei meandri del tuo passato. E’ il giorno dell’anniversario, il famoso anniversario che ti avrebbe cambiato la vita. Questa volta, però, sei lì, davanti a lei: la vedi mentre piange sconsolata, incapace di recepire il tuo amore perché sei tu ad essere incapace di esprimerlo.
Cosa farai, adesso? Sceglierai di tenderle la mano? Sceglierai di agire per cambiare la tua misera condizione?
Ah, la sveglia sta suonando ancora. Ma quando finisce? Si spegnerà mai da sola? Non ne posso più. Forse è davvero arrivata l’ora di muoversi. Di fare qualcosa di concreto. Ma fa freddo… Vedi, è che oggi non mi va di alzarmi, non mi va di far nulla, non ho nemmeno voglia di aprire gli occhi.
Federica Stella, V F