Simone Grimaldi durante la "preparazione" prima di un'interrogazione (2019).

Grazie per quegli anni indimenticabili

Simone Grimaldi, classe 2000, nel 2019 ha conseguito presso la nostra scuola il diploma di

Simone Grimaldi, classe 2000, nel 2019 ha conseguito presso la nostra scuola il diploma di Liceo Linguistico. Dallo scorso settembre vive a Torino, dove studia Scienze della Mediazione Linguistica all’Università.
La Fenice l’ha raggiunto per raccogliere il suo ricordo del Liceo Aristosseno.

Ci si affretta sempre a crescere, a voler indipendenza, a voler esplorare il mondo e vedere cose nuove. Nuove città, nuove esperienze di formazione, nuove opportunità. Si vive l’attesa di questo momento con tanta frenesia, ci si lamenta della monotona vita da liceali, costretti a passare la maggior parte del tempo tra libri e  banchi di scuola; ma già dal quinto anno riesci a percepire l’aria di cambiamento, la sensazione che qualcosa stia per finire. Ed è qui che inizia un lungo viaggio nei ricordi. Inizi quasi a sforzarti di non dimenticare il minimo istante di quegli anni, impegnandoti a conservarli gelosamente nella memoria. 

Il quinto passa in fretta, neanche te ne accorgi e ti ritrovi seduto su una sedia a conferire con una commissione sulla fine di un percorso che sicuramente, nel bene come nel male, ti ha cambiato. Esci dalla scuola urlando, contento ed entusiasta, ma l’euforia presto si attenua

Capisci che ti mancheranno quei banchi di scuola che scricchiolano, i prof. che scorrono la rotella del mouse in cerca della vittima della giornata, la condivisione di tutta quell’ansia prima di un compito in classe in cui nessuno è preparato; ti mancherà la palestra sempre piena di persone a tutte le ore, le macchinette che molto spesso rubavano spiccioli, le chiacchiere con i bidelli. È strano come un luogo che molto spesso ci ha fatto “dannare”, allo stesso tempo ci manchi così tanto, una volta che ce lo lasciamo alle spalle. 

La classe 5^ O di Simone, la vigilia dell’inizio degli Esami di Stato, nella rituale “cerimonia” della “notte prima degli esami” sulla scalinata di Via De Noto (18 Giugno 2019).

A distanza di quasi un anno dalla fine di quell’avventura che è stata per me il liceo, posso dire di aver appreso molte delle dure lezioni di vita che sarò costretto a mettere in pratica in futuro, ancor più delle sterili lezioni spiegate tramite dei libri. Ho avuto molti professori che sono riusciti a farmi amare il loro lavoro, che non si sono mai limitati alla semplice spiegazione-interrogazione, persone che credevano in quello che dicevano. Certo, ognuno di loro aveva un metodo tutto suo per farlo, chi con un approccio più empatico, chi con uno più severo e “motivatore”, chi con la semplice simpatia, chi con la comprensione di una madre. Abbiamo dovuto dire addio negli anni a molti dei nostri docenti, che per ragioni burocratiche hanno dovuto abbandonarci, ma posso dire che nella memoria di quasi tutti siamo riusciti a conquistare il posto per un bel ricordo, a tal punto da mantenere i contatti per sapere cosa ne è di noi oggi.

La mia classe è indubbiamente il mio ricordo più bello: ventiquattro persone, non molte. Ricordo quando per la prima volta, il primo anno, lessi  l’elenco; ero spaventato: venti ragazze e quattro ragazzi. “Una gabbia di matti” pensai. Ma devo ammettere che non avrei potuto sperare di meglio. Nonostante i dissapori che, magari all’inizio, non sono mancati tra alcuni di noi, continuo a credere fortemente che la nostra sia stata una delle classi con un rapporto più vero. Eravamo come una famiglia: “odi et amo”, per dirla con Catullo. La convivenza non è stata sempre in discesa e, come in ogni famiglia, si litigava, si perdonava e si ritornava a ridere insieme. 

Simone Grimaldi il giorno dell’orale dei suoi Esami di Stato (3 Luglio 2019).

Il 3 luglio del 2019 ho capito che la convivenza era finita. Niente più assalto ai posti, niente più libretti falsificati, niente più crisi collettive prima di un compito, niente più cambi d’aula o file interminabili in sala fotocopie, niente più rimproveri in palestra per le passeggiate o per le macchinette sempre piene di gente. I miei compagni, poi, sono stati l’addio più difficile tra tutti

La vita universitaria è stupenda per molti altri versi, ma non sarà mai come il liceo. Non ci sarà lo stesso spirito di condivisione con i “colleghi”, all’università è difficile ritrovare quel senso di collettività che si vive in classe. Ma è giusto che sia così, in fondo: a ogni età un nuovo tassello, un passo verso una nuova esperienza.
Al mio Aristosseno, intanto, posso solo dire grazie, per avermi regalato degli anni, nel bene e nel male, comunque indimenticabili.

Simone Grimaldi

Fotografie gentilmente messe a disposizione dall'autore dell'articolo.

2 thoughts on “Grazie per quegli anni indimenticabili

  1. Caro Simone, quando passi dalla palestra passa a trovarmi che quella rete ti aspetta… 🙂
    Ne hai fatta di strada da quelle ore di ginnastica in inglese….
    un abbraccio sportivo
    Prof. ssa Zito (teacher Vivi)

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