Immedesimarsi in un quadro
I giorni che stiamo vivendo hanno dimostrato che non c’è fine al peggio. Proprio nel
I giorni che stiamo vivendo hanno dimostrato che non c’è fine al peggio. Proprio nel momento in cui è stato registrato un calo dei casi di Coronavirus, facendo sbocciare la speranza nei nostri cuori, è scoppiato un nuovo terribile conflitto: la guerra tra la Russia e l’Ucraina. Quest’ultima è addirittura definita “terza guerra mondiale”…
Qual è il nostro stato d’animo in questa situazione?
Sembra che l’opinione pubblica internazionale sia del tutto rassegnata. Gli anni della pandemia ci hanno segnato solo negativamente, sia privandoci dell’opportunità di vivere una vita serena e all’insegna della pace, che rendendoci terribilmente pessimisti.
Il nostro animo è tormentato, consumato dall’angoscia e divorato dalla paura. Un modo per trovare una sorta di equilibrio psichico in situazioni come questa è evadere dalla realtà: c’è chi si immerge nella lettura, chi si sfoga con l’attività sportiva e chi viaggia con la fantasia. A volte l’unica cosa che fa bene è sentirsi compresi, anche grazie a delle opere d’arte.
Proviamo con dei dipinti.
Il primo quadro che si potrebbe prendere in considerazione è Guernica, realizzato da Picasso nel 1937. L’opera – com’è noto – è simbolo della violenza provocata dalla guerra civile spagnola negli anni Trenta, periodo in cui l’arte era utilizzata come uno strumento per denunciare tutto ciò che stava accadendo. È fondamentale soffermarsi su alcuni dettagli che impressionano gli osservatori.
In primis è facile notare animali come tori o cavalli dai musi allungati, che trasmettono un terribile senso di ansia e di panico. L’occhio dello spettatore cade anche sulla figura di una donna con un bambino morto tra le braccia; attraverso questi riferimenti Picasso cerca di rappresentare le conseguenze più tragiche della guerra. Un altro dettaglio di notevole importanza è rappresentato dalla donna con le braccia rivolte verso l’alto, che ci fa subito tornare in mente La fucilazione del 3 Maggio, realizzata da Francisco Goya. Gli uomini sono vittime della violenza, che traccia per loro un destino crudele, e non possono far nulla per cambiare un mondo in cui i più deboli soccombono. L’ennesimo simbolo di morte e tragedia è il cadavere al di sotto degli zoccoli di un cavallo, che simboleggia la figura del “soldato schiacciato da forze superiori”.
Le sensazioni di angoscia e tormento sono presenti anche in un altro capolavoro di Picasso: Massacro in Corea. In questo dipinto troviamo due gruppi di personaggi disposti in modo molto simile a quelli de La fucilazione.
Da un lato, vi è una gruppo di uomini impauriti e rassegnati, in quanto sono consapevoli della fine che spetta loro; dall’altro è raffigurato un gruppo di uomini armati, che possono essere paragonati a dei robot. I soldati sono anonimi e indistinguibili gli uni dagli altri, poiché i loro volti non sono definiti. Questa scelta di Picasso si spiega con la necessità di renderli simili a degli automi in quanto, come tali, devono eseguire gli ordini dei propri superiori, non provando emozioni o sentimenti nello svolgere gesti che sono per loro automatici.
Il quadro appare contaminato da una influenza futurista. Probabilmente l’intento dell’artista è quello di condannare il progresso, che pur essendo inizialmente positivo, si è trasformato in una forza – ricordiamo la potenza distruttrice delle bombe atomiche e della tecnologia avanzata in generale – che ha reso l’uomo un essere cinico.
L’arte è da sempre considerata sinonimo di progresso, di civiltà. Questi quadri, allora, permettono forse di riflettere sul fatto che se non smetteremo di far male agli altri essere viventi, continueremo ad essere soltanto dei selvaggi…
Andrea Lacoppola – 5 G