L’icona di Santa Claus, dalla Coca-Cola al Coronavirus
Tutti conosciamo Babbo Natale, ma sappiamo davvero da dove la sua icona prende le origini? Il
Tutti conosciamo Babbo Natale, ma sappiamo davvero da dove la sua icona prende le origini?
Il primo a plasmare l’immagine emblematica del dolce vecchietto a cui siamo abituati è stato l’illustratore realista newyorkese Norman Rockwell, ispirato dall’intuizione pubblicitaria della Coca-Cola Company per il periodo natalizio. Nei suoi quadri, trecentoventuno in tutto, Santa Claus indossa dei pantaloni rossi, abbinati ad una camicia dello stesso brillante colore con bottoni dorati. A completare l’outfit, un paio di stivali, una cintura nera con fibbia dorata, il famoso cappello rosso con pelliccia bianca ed i sottili occhiali, indispensabili per leggere le letterine di milioni di bambini provenienti da tutto il mondo.
Nelle sue varie rappresentazioni Babbo Natale è sempre circondato da elfi che lo aiutano a distribuire i doni e da bambini sorridenti che lo accolgono con gioia e tazze di latte e biscotti. Indispensabili per i suoi spostamenti sono le sue nove renne, grazie alle quali sfreccia nei cieli nella notte del 24 dicembre. Pochi sanno, però, che il gruppo di cervidi volanti fu introdotto nell’immaginario natalizio dal poeta C. Moore, che nel 1822 le descrisse in una delle sue poesie,Twas the Night Before Christmas.
Sotto l’influenza di Rockwell, molti altri artisti nel corso degli anni hanno realizzato opere a tema natalizio con protagonista il vecchio pacioso in abito scarlatto. Se ne ricordano sia nel mondo della musica – indimenticabili i brani dei Jackson 5 – che in quello artistico, dove spicca l’immaginario creato da Andy Warhol, figura predominante della pop-art novecentesca, che ha espresso la sua quasi ossessione per la festività attraverso un ciclo di dieci stampe (Myths) datate 1981. La sua stampa più famosa ritrae proprio un primo piano di San Nicola che sorride ammiccando, il profilo definito da pochi colori e contorni netti, impreziosito addirittura da polvere di diamante.
Tornando ai giorni nostri, non si può negare che Babbo Natale sia una vera e propria icona culturale, sempre al passo con i tempi, sempre in sintonia con i sentimenti collettivi dominanti. Una recente pubblicità, in Gran Bretagna, lo ritrae come un debole vecchietto ricoverato in ospedale, probabilmente perché affetto dal COVID-19. Contrariamente a quanto si potrebbe inizialmente pensare, la pubblicità non è incentrata sulla sua figura, ma ha lo scopo di evidenziare l’encomiabile servizio di medici ed infermieri durante questa crisi pandemica, ed invita tutti a mostrare riconoscenza ed estrema prudenza nel periodo festivo che stiamo vivendo.
Sicuramente il Natale di quest’anno è stato un po’ diverso dal solito. Fra igienizzanti per mani e mascherine, siamo stati posti davanti a scelta difficoltose: chi far entrare in casa durante le feste e chi no;come trascorrere quel giorno tanto importante in piena crisi epidemica. Ma è forse proprio in casi come questo che una figura icastica come quella del paffutello vecchietto sempre sorridente riesce a trasmetterci un senso di empatia, serenità e soprattutto nostalgia, legato a quel ricordo d’infanzia che ci permetteva di sognare l’impossibile.
La magia del Natale, dopotutto, non è questa?
Claudia Filpi, 5^ D
Chiara Giglio, 5^ D
Alessia Scialpi, 5^ D