Fonte: thewam.net

Scuola a fine giugno: incubo o realtà?

È da ormai un anno che la nostra vita è stata stravolta dalla pandemia del

È da ormai un anno che la nostra vita è stata stravolta dalla pandemia del Covid-19, che ha reso le nostre giornate monotone e ripetitive. A causa della diffusione del virus, noi studenti ci vediamo costretti a svolgere le attività scolastiche in DaD (didattica a distanza): passare molte ore davanti ad uno schermo è diventata ormai un’abitudine.

Da qualche settimana, alla monotonia di questa routine si è aggiunta una incognita: aleggia, infatti, la notizia del probabile rientro a scuola in presenza e del possibile prolungamento delle lezioni fino al 30 giugno. Il nuovo Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha affermato che questo provvedimento sarebbe necessario al fine di recuperare quello che ha maldestramente definito il “tempo perso” della DaD.

Fonte: repubblica.it

Questa affermazione, però, non ha mancato di suscitare irritazione e sdegno tra il corpo docente e gli alunni che, nonostante le difficoltà, in questo periodo di pandemia hanno comunque continuato a svolgere con serietà e impegno le attività scolastiche.

Alcune riflessioni sarebbero opportune a margine di questa proposta. Innanzitutto sarebbe impensabile e difficoltoso, soprattutto per gli insegnanti degli istituti secondari di secondo grado, conciliare lo svolgimento degli esami di Stato con le lezioni ordinarie, in quanto – com’è noto – in sede d’esame non è ammessa la presenza di esterni.

In secondo luogo, non è una sorpresa che le strutture scolastiche non siano attrezzate ad ospitare gli alunni nei mesi estivi, essendo prive di climatizzazione. Oltretutto, l’utilizzo prolungato delle mascherine con le alte temperature causerebbe il malessere fisico e psicologico di chi la indossa, riducendo sensibilmente l’attenzione e la concentrazione degli studenti.

Fonte: gildavenezia.it

In conclusione, si impone una considerazione più generale sul messaggio che tale provvedimento veicolerebbe. Vorremmo sottolineare il nostro disappunto in merito al fatto che i nostri sforzi non vengano adeguatamente riconosciuti dalle istituzioni.
Per studenti e docenti questo è stato un anno particolarmente oneroso, in termini di studio ma anche di affaticamento psicologico. Affrontare un ulteriore mese di scuola risulterebbe solo controproducente e deleterio.

Certo è che la scuola – in tutte le sue componenti – ha sempre lavorato e continuerà a farlo. A doversi dotare di buonsenso dovrebbero essere, forse, quelle istituzioni dello Stato che dovranno giungere ad una decisione in merito a questa proposta avventata.

Anna Maria Cantore
Giorgia Longo

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