Le normali specialità della DaD
Da ormai 10 mesi siamo stati catapultati in una nuova realtà, una situazione che non
Da ormai 10 mesi siamo stati catapultati in una nuova realtà, una situazione che non ci saremmo mai aspettati di vivere. Facendo riferimento alla mia pur parziale esperienza di studentessa, mi sembra di poter dire che tutti noi studenti stiamo avvertendo serie difficoltà: confrontandomi con i compagni, noto che ciò di cui sentiamo particolare mancanza è proprio quella routine una volta tanto odiata, quella quotidianità che in fondo ci faceva sentire al sicuro. La maestosità del nostro edificio scolastico, il sorriso dei collaboratori, gli infiniti corridoi, quella nostra piccola parte di mondo; e sono proprio queste le emozioni che non vediamo l’ora di riassaporare.
Tuttavia, c’è forse qualcuno per cui questa perdita assume un valore ancor più grave. In particolare, in questi ultimi mesi, mi sono ritrovata spesso a pensare alla situazione di quegli studenti disabili per i quali le emozioni di quella quotidianità che descrivevo costituiscono un’esperienza insostituibile a cui hanno dovuto rinunciare. Noi la chiamiamo “routine”, intendendo con questo concetto qualcosa di estremamente banale, che si ripete senza un significato particolare, ma per loro si tratta di qualcosa di veramente fondamentale, l’esperienza di un ordine nelle cose, che dando stabilità alle abitudini della giornata contribuisce a dare una sensazione rassicurante, un’organizzazione logica per acquisire serenità.
Il recarsi a scuola costituisce una parte essenziale di questa routine, un’azione costante dietro la quale si cela la possibilità di venire a contatto con i coetanei e i professori, di imparare, di esplorare e di fare nuove esperienze; ed è proprio questo che viene a mancare nelle lezioni telematiche. Quell’empatia così essenziale per ogni alunno, e ancor più per questi alunni “speciali”; l’emozione nel relazionarsi l’un l’altro ogni giorno; il sapere che quelle persone sono lì per te, è qualcosa che la Didattica a Distanza, senza il contatto umano diretto, non riesce a compensare…
Tuttavia, non mancano i tentativi attraverso i quali il corpo docenti e gli alunni si impegnano a trasformare questo nuovo modo di “fare scuola” in un’esperienza di crescita, stimolante anche per gli alunni disabili. E non si tratta di un sostegno unidirezionale, al contrario! Sappiamo quanto grande sia la capacità di rallegrare, strappare un sorriso, cogliere sempre il positivo, che questi alunni possiedono: mai come in questo periodo, credo che ognuno di noi abbia bisogno di essere travolto da quell’allegria, quella purezza che li contraddistingue, permettendoci magari di imparare a guardare anche la triste realtà di questi mesi con i loro occhi.
A dimostrazione di ciò, è significativa la storia di F., un alunno speciale della nostra scuola, che nel giorno del suo compleanno ha ricevuto dai suoi compagni una piacevole sorpresa. Lasciamo che sia direttamente la voce di una sua compagna di classe a raccontare questo meraviglioso episodio:
Era già da due settimane che ci chiedevano come festeggiare il suo compleanno. F. era molto entusiasta che quel giorno stesse per arrivare, lo ricordava ai prof. e a noi tutti ogni volta che si collegava per una lezione. Gli scorsi anni abbiamo sempre festeggiato il suo compleanno portando a scuola dei dolci. Quest’anno, però, potevamo fare ben poco, ma abbiamo cercato comunque di rendere questo giorno speciale: abbiamo posizionato davanti alla webcam dei cuori creati con del cartoncino. Appena entrato a lezione, F. è stato sorpreso da una schermata piena di cuori e di cartelloni con su scritto dei messaggi di auguri. È stato bello vedere quanto fosse felice e sentirlo gridare che aveva anche lui 16 anni! Gli abbiamo cantato tanti auguri e poi, inaspettatamente, F. ha preso la chitarra di suo padre e ha iniziato a strimpellarla, riuscendo, ancora una volta, a strapparci un sorriso. Direi che in 3 anni abbiamo costruito un bel rapporto di amicizia con lui, tanto da essere profondamente emozionati per questo compleanno così strano, nonostante tutto.
Per quanto difficile sia da credere, è possibile rendere emozionante anche l’esperienza della DaD, specie se di mezzo ci sono i sorrisi genuini e contagiosi di questi nostri compagni speciali. Perché, in fondo, l’unica vera disabilità è l’incapacità di donare amore!