Immagine: Linkiesta.it

Perché in DaD non accendiamo la webcam?

La difficoltà degli alunni nel mostrarsi su uno schermo spesso non ha ragioni tecniche, ma

La difficoltà degli alunni nel mostrarsi su uno schermo spesso non ha ragioni tecniche, ma psicologiche. Ed è giusto parlarne.

Negli ultimi mesi tantissimi aspetti delle nostre vite sono stati stravolti dal Covid-19 e anche la routine quotidiana ha assunto un aspetto surreale. Lo sanno bene gli studenti e le studentesse, che insieme ai loro docenti, per poter proseguire l’anno scolastico, sono dovuti ricorrere alla didattica a distanza.
Come ogni cosa però, anche la DaD ha i suoi pro e i suoi contro.
Per alcuni alunni, una delle note dolenti è rappresentata proprio dall’utilizzo della webcam. Infatti, se da un lato è vero che questa permette di mantenere un rapporto visivo e quanto più possibile umano con l’altra “parte”, è altrettanto vero che tenerla accesa può rappresentare un disagio

Le motivazioni alla base di ciò sono disparate e spesso di natura tecnica, ma il malfunzionamento della rete non è certo l’unico fattore da tenere in considerazione, poichè talvolta la causa affonda le sue radici nella psicologia.

L’ostacolo davanti al quale molti e molte si trovano è l’imbarazzo di dover mostrare il proprio volto. Più studenti hanno infatti affermato di non sentirsi presentabili senza il giusto make-up, una buona illuminazione o una capigliatura ordinata. Specie in età adolescenziale, le insicurezze possono fare da padrone sulla psiche: è questo il meccanismo che induce i ragazzi e le ragazze a nascondersi dietro uno schermo.

Il body shaming (la tendenza esplicita e implicita a indurre qualcuno a vergognarsi del proprio aspetto fisico) è oggi una delle pratiche più diffuse e pericolose di cyberbullismo, particolarmente tra giovani e giovanissimi. E’ molto incentivata dall’uso dei social network (Immagine: donnemagazine.it) .

Questo fenomeno non è poi così strano, se si pensa a quanto siamo influenzati dal “regime della bellezza”, che detta legge nella nostra società. Come un tiranno che impone figure stereotipate tanto della donna quanto dell’uomo, questo sistema costruisce fragilità e i suoi effetti sono amplificati dal modello capitalista, che a sua volta ci rifila prodotti di ogni tipo di cui crediamo di aver bisogno per soddisfare una certa immagine.
Rendersene conto è semplice: basta accendere la tv, andare al cinema, sfogliare una rivista e – soprattutto – accedere ai social network.
Siamo implicitamente chiamati a corrispondere a questi canoni e costantemente bombardati da modelli fisici che si insinuano nelle nostre menti e non ci rendono davvero padroni di noi stessi. Per questo motivo, dire addio ai beauty standards non è soltanto un gesto rivoluzionario, ma è anche estremamente difficile.

Purtroppo, trattandosi di un problema spesso nascosto e non evidente, chi ne soffre corre il rischio di essere mal compreso e di vedere il proprio disagio banalizzato. Pertanto è importante sensibilizzare quante più persone possibili sulla questione e offrire una prospettiva più ampia e meno semplicistica del perché si preferisca non apparire in video. 

Raccontiamo il nostro disagio nel mostrarci: sarà il primo passo per superarlo e volerci più bene.

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