Sciao, sciao, sciao Paolo, sciao…
La comunità studentesca dell’Aristosseno ricorda Paolo Gigantiello a due anni dalla sua scomparsa Tutto quello
La comunità studentesca dell’Aristosseno ricorda Paolo Gigantiello a due anni dalla sua scomparsa
Tutto quello che facciamo, dobbiamo farlo in punta di piedi. La ripeteva sempre questa frase, Paolo, fino a farla diventare la sua Magna Charta; per questo motivo associo ogni volta il mio ricordo di lui a questa sua grande massima, che riassume sicuramente tutta la sua vita.
Paolo si è contraddistinto sempre per la sua zelante umiltà a scuola: anche se indaffarato e preso dalle mille richieste di fotocopie al minuto, non ha mai ceduto alla scortesia, anzi, sempre composto, serbava quotidianamente un saluto, una parola di conforto o un semplice sorriso ai professori. Con noi alunni aveva invece un rapporto particolare: sempre pronto all’ascolto delle nostre molteplici e variopinte agitazioni causate dalle imminenti interrogazioni (della Manisco nel mio caso), che per noi alunni sembravano insormontabili… Paolo era continuamente pronto a infondere coraggio, entusiasmo e soprattutto serenità.
Io ho avuto la fortuna di conoscere Paolo anche al di fuori del contesto scolastico, eravamo collaboratori in Parrocchia e fondammo anche un gruppo giovanile – La Vite e i Tralci – composto da ragazzi post- cresima, liceali fondamentalmente… E chi meglio di lui, che aveva a che fare quotidianamente con 1600 alunni, era in grado di conoscere le nostre inquietudini e preoccupazioni?
Paolo fu capace di creare questa famiglia, che si fece molto conoscere anche in paese, organizzando eventi di evangelizzazione giovanile; adottammo a distanza anche una bambina dall’Uganda, che Paolo prese a cuore, continuando a versare la retta annuale anche quando il gruppo non riusciva a raggiungere la somma necessaria.
Forse, però, l’attività di Paolo che più mi affascinava era quella di ministro straordinario dell’Eucarestia: portava l’Eucarestia agli ammalati che non potevano recarsi in Chiesa per partecipare alla Messa; un servizio importantissimo quanto oneroso, che lui svolgeva con molta dedizione, dando priorità a questo su tutti gli altri suoi numerosi impegni. Tuttavia, non lo considerava un “compito” o “lavoro”: era parte stessa di Paolo, un dono, una tendenza, una vocazione se vogliamo, perché Paolo era in grado di servire l’ammalato proprio come faceva con noi alunni e con i professori: in punta di piedi e con quella grande serenità che sempre lo caratterizzava.
Proprio questa sua serenità mi lasciava sbalordito, soprattutto nell’ultimo periodo, quando i suoi genitori non erano in ottime condizioni di salute mentre, a sua insaputa, anche il suo stato si complicava.
Ciò mi portò a fargli una domanda: una mattina, alle 07:45, eravamo in sala fotocopie, era una giornata soleggiata dei primi di Marzo, parlavamo mentre faceva delle fotocopie e vedendolo così sereno nonostante tutto gli chiesi “Pà, ma come fai ad essere così tranquillo… a prima mattina poi!”. Lui mi rispose: “Marco, non riuscirei ad essere così, se la mattina, prima del lavoro non andassi a Messa”. Mi confidò che ogni mattina prendeva il pullman per Taranto delle 05:40 per partecipare alla Messa mattutina nella cappella dell’ospedale e che proprio l’ascolto del Vangelo e il cibarsi della Parola lo aiutavano a sostenere la giornata che gli si prospettava con tutte le difficoltà.
Questo lato di Paolo non può essere trascurato, perché è sinolo della sua persona. Paolo viveva la sua fede a tutto tondo, e riusciva a compiere ciò per cui ogni cristiano è chiamato: attraverso l’umiltà, far trasparire la Santità, che non consiste nello svolgere opere eccezionali e titaniche, ma piuttosto nel vivere la quotidianità con eccezionalità, mettendo davanti ad “io” la “D” (era una vignetta dei suoi tanti quadri appesi in sala fotocopie), e mettendo il prossimo (alunni, professori, segretari, colleghi, ammalati) prima di se stesso.
Così facendo ha lasciato il segno in molti di noi, è stato maestro di vita per tanti padri, per tanti sacerdoti e punto di riferimento per i suoi figli naturali e per noi alunni, suoi figli adottivi…
Il suo modo di fare con i ragazzi, a distanza di anni, continua a stupirci.
Non ci dimentichiamo mai di come confortava tutti, di come ci salutava sempre – sciao, sciao, sciao ragazzi, sciao – di come si ricordava di noi.
Uno studente diplomatosi nel lontano 2008 ci racconta come durante la sua ultima visita al liceo, inizio 2018, Paolo si ricordasse ancora di lui.
Questo era Paolo, una persona in punta di piedi in un mare di persone con i piedi di piombo.
Marco Ferrari, V C
Grazie Marco, per questo intenso ricordo di un uomo che portiamo tutti nel cuore!
Grazie Marco!
Un regalo bellissimo questo ricordo.
Paolo è indimenticabile, come hai detto tu..: una persona semplice , ma eccezionale!
Mai smetteremo di volergli bene
perché tanto bene abbiamo ricevuto tutti da lui.
In punta di piedi..sì
Amore bello.. Hai raccontato Paolo.. Ti abbraccio
Bella questa idea di ricordare il nostro caro Paolo! Anche io lo ricordo con infinito affetto. La mattina, quando avevo bisogno di fotocopie, e non solo allora, mi fermavo con lui a parlare. Le sue parole sempre incoraggianti, tutte le belle frasi con le quali amava personalizzare il suo luogo di lavoro erano espressione della sua grande sensibilità. Amavo parlare con lui, era un modo per iniziare bene la giornata lavorativa. Corretto, umile, generoso, sereno, grande lavoratore e grande padre di famiglia erano le sue qualità umane. Grazie Paolo e felice di aver avuto il piacere di conoscerti!
Grazie Marco!
Grazie a te ho scoperto una piccola parte di questa persona bella che sin dal mio arrivo presso l’Aristosseno mi accolse con calorosa e rispettosa simpatia.
Da quel momento decidemmo di darci all’esperanto!!!
Grazie Marco,
Il tuo commento è così trasparente che mi è sembrato di rivedere Paolo…
Lui è stato per il liceo, nella più assoluta discrezione, un punto di riferimento. La sua forza la rinveniva nella fede; una fede seria che riusciva a trasmettere in modo naturale ai vicini e ai lontani. Credo nella presenza degli angeli nella nostra vita e Paolo è stato per noi tutti un angelo che ha lasciato un profumo di amore e, per chi crede, di eternità.
Paolo, da lassù veglia su di noi!
Sono diventata Ministro dell’Eucaristia lo stesso giorno di Paolo a San Cataldo. Mi ricordo la sua emozione simile alla mia . Paolo è stato un amico vero e un sorriso che ci portiamo tutti.
Non dimenticherò mai la sua allegria e il suo sgangherato spagnolo. Hasta la vista, Paolo!
Signor Paolo !
Così mi rivolgevo a lui quando avevo bisogno di fotocopie …
E lui incontrandomi nel corridoio diceva
“Buon giorno professoressa se incontra la professoressa Chiloiro la saluti da parte mia”
E subito ci scambiavamo un grosso sorriso!
Una gran bella persona che ricordiamo con affetto e stima.
Bell’articolo Marco! Io ho avuto modo di conoscere per poco tempo Paolo ma mi è bastato per capire che era una persona speciale!
Ho terminato i liceo ormai 13 anni fa…e oltre ad avere ricordi stupendi di tutto il percorso, ricordo Paolo perfettamente…che bei momenti! ti auguro buon viaggio <3