Prof, non riesco ad addormentarmi presto!
Il binge-watching, la nomofobia e i disturbi del sonno durante la quarantena Credo che tutti
Il binge-watching, la nomofobia e i disturbi del sonno durante la quarantena
Credo che tutti noi studenti, almeno una volta durante questi mesi di quarantena e di Didattica a Distanza, ci saremo posti la seguente domanda: “Perché non riesco ad addormentarmi presto?”
Non neghiamo l’evidenza! Quante volte alle 8, alle 9, ci è capitato di aprire controvoglia il pc e di sentire le palpebre pesanti mentre sta iniziando la videolezione del giorno? Forse troppe.
In questo periodo difficile, in cui si è costretti a rimanere a casa, Netflix è diventato il nostro migliore alleato per combattere la noia e il desiderio di uscire.
Spesso però, quando arriva la sera ed è ora di andare a dormire, diventa quasi impossibile staccare gli occhi dallo schermo e reprimere il giorno dopo la voglia di ignorare la sveglia e richiudere gli occhi. Ma cosa ci spinge a farlo?
Al giorno d’oggi, la piattaforma Netflix è molto amata da noi ragazzi, e il nostro tempo libero lo impieghiamo spesso alla ricerca di nuove serie tv e film da guardare.
In questa situazione però, la consapevolezza di non doversi alzare la mattina presto per andare a scuola ci porta a fare le ore piccole o, in alcuni casi, addirittura a passare l’intera notte in bianco.
Ci viene quasi “spontaneo e naturale” pensare di avere la libertà di restare svegli, visto che non dobbiamo prepararci o prendere il pullman; la libertà persino di seguire le lezioni rimanendo comodamente in pigiama, magari spostandoci solo dal letto al divano (quando va bene…).
Non bisogna sottovalutare questo genere di “impigrimento”, però!
Una cattiva abitudine può diventare facilmente una routine e indurci a sottovalutare sistematicamente la didattica a distanza. Funziona più o meno così: ogni giorno ci ripromettiamo puntualmente di non ripetere l’errore ed andare a letto presto, salvo ritrovarci puntualmente incollati allo schermo per tutta la notte; quindi la mattina, “traumatizzati” dalla mancanza di sonno, ci ritroviamo fatalmente a seguire le lezioni ancora avvolti dal calore delle nostre amate coperte, tenendo rigorosamente disattivata la webcam per nascondere la cosiddetta “faccia da zombie”.
L’abitudine è più diffusa di quanto non si pensi. Esiste persino una definizione scientifica di questo fenomeno, conosciuto con il nome di Binge watching: espressione, questa, che unisce i termini “guardare” (watching) e “abbuffata” (binge).
In buona sostanza, il binge watching consiste propriamente nell’atto di guardare più puntate di una serie tv o puntate di un programma televisivo, una dopo l’altra. Nel binge-watching la persona, quindi, sperimenta un forte desiderio di abbuffarsi di audiovisivi e appaga questo desiderio consumando una puntata dopo l’altra, in misura eccessiva rispetto ai ritmi del proprio stato psico-fisico e al contesto di riferimento. Quando l’abbuffata di puntate televisive diviene ripetuta nel tempo e non ha più carattere solo occasionale, si parla di una forma di vera propria dipendenza, con annessi effetti psico-fisici da non sottovalutare.
In molti casi, inoltre, la dipendenza da schermo o binge-watching è riconducibile al quadro patologico della “nomofobia”, termine che designa la paura incontrollata di rimanere disconnessi dalla rete di telefonia mobile (no-mobile fobia).
Ma non è tutto! Ricordate: la mente che pensa è nemica del sonno!
Non c’è solo la Netflix-dipendenza alla base dell’insonnia da quarantena, infatti. Una seconda spiegazione è fornita dalla condizione di forte stress e ansia che la situazione di emergenza causata dal Coronavirus suscita in tutti noi.
Per comprendere come questo possa avere delle ripercussioni sulla qualità del sonno occorre confrontarci proprio con “lei”, l’ansia.
Il malessere diurno legato al non dormire ci porta ad adottare comportamenti per compensare questa perdita di sonno, come il dormire fino a tardi al mattino, l’effettuare sonnellini pomeridiani, il bere bevande stimolanti e l’estendere il tempo trascorso a letto. Quest’ultimo fattore, paradossalmente, aumenta le possibilità di andare incontro a uno stato di veglia, determinando un sonno frammentato.
In sostanza, più stiamo a casa più aumenta il rischio che l’insonnia si manifesti e, di conseguenza, che si manifestino anche questi comportamenti che alimenteranno l’insonnia stessa. Un circolo vizioso che deve essere necessariamente interrotto per garantire una buona igiene del sonno.
In conclusione, è bene non dimenticare l’importanza che ha il sonno sul nostro organismo e… seguire le videolezioni con la stessa attenzione che ci mettevamo quando andavamo a scuola!
Fonti:
Silvia Marinelli, Coronavirus e insonnia: la mente che pensa è nemica del sonno. Come regolare il ritmo sonno veglia;
Binge Watching, da “State of Mind – Il giornale delle scienze psicologiche”.
Complimenti Silvia!
L’argomento è di urgente interesse e non riguarda solo gli studenti.! Anche noi docenti in questo periodo, facciamo i conti con il bisogno di evasione e passiamo dallo schermo del computer a quello del televisore, con conseguente stanchezza che non produce sonno. Ci manca il bisogno di dormire, del sonno “sano” , perché ci muoviamo poco ed invece, soffriamo di un’iperattività mentale e visiva
Hai centrato l’articolo che fa emergere aspetti importanti della nostra quotidianità!
Vale anche per i professori, sopratutto quelli di Scienze Motorie! Troppe ore al pc non fanno bene! bisogna forzarsi e….muoversi! Finalmente ora, anche all’aria aperta 🙂