La quarantena da un’altra prospettiva
Due mesi fa gli studenti sono stati costretti a rinchiudersi in men che non si
Due mesi fa gli studenti sono stati costretti a rinchiudersi in men che non si dica tra le quattro mura di casa; non hanno potuto dire neanche un ultimo arrivederci ai propri compagni di classe, ai professori, ai collaboratori – e nemmeno a quella ragazza che vedevano nei corridoi scolastici ogni mercoledì pomeriggio. Insomma, da due mesi non possono più parlare faccia a faccia con tutte quelle persone che erano ormai diventate parte integrante della loro quotidianità, e che di punto in bianco sembrano solo un ricordo lontano, un oggetto di nostalgia.
Eppure è anche vero, per quanto possa apparire sorprendente, che questa tanto odiata quarantena non sta facendo solo male, come si è soliti pensare.
Da quando ci siamo rinchiusi in casa il tempo si è rallentato, permettendoci di pensare a tutte quelle piccole cose che prima passavano in secondo piano: il silenzio assordante di questo periodo ha permesso a tutti di staccare la spina per un attimo, lasciarsi cullare dai raggi del sole e ascoltare il cinguettio degli uccelli, prima coperto dai clacson di gente impaziente di andare al supermercato. Senza dimenticare, poi, la possibilità di riscoprire il fascino dello stare in famiglia e di farsi quattro risate con i propri parenti – o con i propri congiunti, come va di moda dire in questi giorni.
E quanti hanno avuto modo di scoprire talenti nascosti, che non sapevano di avere, o semplicemente si sono riappassionati ad un hobby che, per mancanza di tempo o di volontà, avevano tralasciato? Quanti hanno imbracciato una chitarra per la prima volta in questi mesi? Quanti si sono dedicati allo studio di una nuova lingua?
C’è chi, alle prese con la cucina, si è scoperto un ottimo cuoco, ma anche chi ha fatto pasticci e si è scottato un dito; oppure chi si è improvvisato parrucchiere e si è tagliato o tinto i capelli, anche se l’inesperienza può aver giocato qualche brutto scherzo…
Tutto sommato, quello trascorso non è stato semplicemente un tempo perso.
Ci ha dato una mano, anzi, a dedicarci a noi stessi, a quelle cose di noi lasciate da tempo in un cassetto.