Nel 2020, ci sono ancora persone che,a causa del disagio economico, si servono di una tecnologia informatica arretratissima.

Digital divide o social divide?

Nel 1848, nel celebre Manifesto del Partito Comunista, Marx ed Engels spiegavano il divario sociale

Nel 1848, nel celebre Manifesto del Partito Comunista, Marx ed Engels spiegavano il divario sociale tra borghesi e proletari. Secondo loro i secondi, nella società capitalistica, pur avendone talvolta la possibilità formale, non si sarebbero mai potuti emancipare veramente, in ragione delle proprie condizioni economiche, materiali e all’organizzazione del loro tempo di vita. Sarà pur vero che tanto i borghesi quanto i proletari possono iscriversi a scuola e in alcuni casi hanno, sulla carta, gli stessi diritti, ma il proletariato ha la necessità di “mantenersi”, di procurarsi di che vivere: perciò, in concreto, è costretto a lavorare invece di studiare, lasciando immodificato il divario sociale fondamentale.

Friedrich Engels e Karl Marx, redattori del celebre Manifesto del Partito Comunista

Fortunatamente, a oltre 150 anni di distanza da Marx ed Engels, il mondo è (leggermente?) migliorato e al giorno d’oggi in molti Paesi sviluppati il divario sociale denunciato nel Manifesto, sebbene ancora esistente, si è ridotto di molto.
In Italia, e in generale nei Paesi dell’Unione Europea, per ragioni storiche a partire dal secondo dopoguerra i governi sono sensibili alle istanze sociali dei propri cittadini, secondo il modello del welfare State (Stato sociale). L’Italia può (e deve!) vantarsi del proprio sistema sanitario e della propria istruzione pubblica, che – per quanto naturalmente imperfetti – ci vengono invidiati in tutto il mondo.

Eppure nel 2020, in occasione della pandemia e dell’isolamento sociale che stiamo vivendo, non possiamo non notare il riaffiorare di un divario sociale di base, che stavolta si presenta con il nome di “digital divide” o “divario digitale”.
Il termine, coniato in America negli anni ‘90 per descrivere il divario tra chi possiede mezzi telematici come computer, cellulari, internet e chi non li ha, in una situazione come la nostra, nella quale il web e la mediazione digitale sono divenuti l’unica modalità per comunicare, descrive una nuova e fondamentale forma di discriminazione sociale.

Una stima del numero di computer pro capite nei diversi paesi del mondo.

Il digital divide vede da una parte gli integrati, dall’altra un popolo di poveri privi dei mezzi per connettersi,  e dunque completamente alienati dal mondo; un popolo di “disconnessi” che si vedono praticamente negato il diritto allo studio, al lavoro, alla comunicazione ed all’informazione.
Essere off-line significa essere, semplicemente, tagliati fuori dalla vita sociale. Così i malcapitati da oltre due mesi non vedono altre facce che quelle dei familiari, non fanno altro che cercare di arrangiarsi e di passare il tempo.

Fortunatamente, anche da questo punto di vista lo Stato italiano non è inerte. Seppur con un lieve ritardo, lo Stato si è dimostrato socialmente attivo e ha provato a provvedere con alcune misure di sostegno per i più bisognosi. Per esempio, da un mese ormai la nostra scuola, per effetto di una misura nazionale, sta provvedendo a dispensare computer e tablet per far sì che i propri studenti possano studiare da casa; da un paio di settimane il Liceo mette a disposizione anche delle schede SIM per assicurare la connessione alla rete internet.

Le forme di aiuto e di solidarietà non mancano, ma ciò non toglie che oggi, a quanto pare, la lotta di classe è diventata lotta digitale.

Uno dei computer ed una delle SIM fornite dalla scuola per permettere a tutti gli studenti di studiare.

2 thoughts on “Digital divide o social divide?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Fenice day by day

Maggio 2020
L M M G V S D
 123
45678910
11121314151617
18192021222324
25262728293031