25 Aprile 2020: una Resistenza “a distanza”
Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate
Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra costituzione.
Piero Calamandrei
Settantacinque anni fa il coraggioso impegno dei partigiani e delle partigiane liberava l’Italia dal nazifascismo. Nonostante ciò, c’è ancora chi solleva polemiche riguardo alle celebrazioni del 25 aprile, mettendo in dubbio l’inestimabile valore di questa ricorrenza.
Quest’anno più che mai, con la pandemia da COVID-19 in corso, non sono mancati i tentativi di compromettere la Festa della Liberazione, distogliendo l’attenzione dal suo reale significato e definendola una perdita di tempo per un Paese in stato d’emergenza.
Fortunatamente, se da un lato c’è chi cerca di far passare inosservato questo anniversario, dall’altro ci sono persone consapevoli dell’importanza di fare memoria.
Proprio con l’intento di mantenere vivo questo ricordo, anche in una situazione così problematica, nasce “Io resto lib(e)ro”, un’iniziativa di due docenti pugliesi che hanno voluto coinvolgere più generazioni in un dibattito sui diversi aspetti e le molteplici eredità della Resistenza, con una serie di dirette Facebook che coprono le giornate dal 23 aprile al 4 maggio. Il progetto ha coinvolto gli alunni di alcune scuole superiori, tra cui il nostro Liceo Aristosseno.
Fra gli ospiti della giornata del 25 c’è stato anche il nostro João Pedro Antonucci Rezende, della 5^ D del linguistico internazionale, che partendo dalle ultime parole del partigiano Giacomo Ulivi, si è confrontato con i politici, i docenti e i coetanei collegati in merito all’importanza della politica, troppo spesso considerata un mondo asettico e distante dalle nostre vite.
Al contrario, nel corso della discussione si è voluto evidenziare il carattere attivo della politica, cui si fa menzione nella lettera di Ulivi, presentandola quasi come un corpo vivo, frutto della fusione di pensiero e pragmatismo.
Siamo noi, con le nostre azioni, a “fare politica” e abbiamo pertanto il dovere di costruire responsabilmente una coscienza civile, che non può non far luce su una data come quella del 25 aprile, pietra miliare della Storia italiana e seme della democrazia.
Seppur a distanza, di tempo e oggi anche di spazio, è fondamentale dimostrare l’attualità di quella giornata del ‘45 ed essere consapevoli che, se la Resistenza non fosse mai avvenuta, questa libertà che oggi respiriamo non esisterebbe.
Non dobbiamo e non possiamo mai perdere di vista il grande sforzo degli uomini e delle donne che hanno combattuto per un’Italia libera dal giogo della dittatura, perché senza memoria di ciò che è stato, la minaccia della soppressione del nostro diritto a decidere delle nostre vite potrebbe tornare ad essere concreta.
Con questa commemorazione, quindi, non solo si dimostra una sempre viva riconoscenza nei confronti di chi ci ha restituito la libertà, ma si vuole combattere quella pericolosa ignoranza che, offuscando le menti, non permette più di distinguere un’opinione da un reato, quale il fascismo è stato ed è.
Siamo tutte e tutti chiamati a rispondere a quell’impegno che Piero Calamandrei considerava l’eredità della lotta partigiana, e possiamo assolverlo solo in un modo: resistendo.
La Resistenza e la Liberazione rivivono nella sete di sapere, di libertà e di giustizia che traspare dalle vostre parole.