Quelle lezioni “tradizionali” che non sapevamo così belle…

È vero, purtroppo siamo lontani, da tempo, ma anche se a distanza bisogna rimanere uniti,

È vero, purtroppo siamo lontani, da tempo, ma anche se a distanza bisogna rimanere uniti, provare a non dimenticare nulla di quello che abbiamo vissuto, ma ricordarlo e pensarlo come qualcosa che presto tornerà.
Oramai siamo in quarantena da un mese e per quanto si cerchi di occupare il tempo in ogni modo possibile, è inevitabile riandare col pensiero a tutto ciò che potevamo fare prima, è impossibile non pensare a quelle lezioni “tradizionali”, che ora si rivelano più belle e desiderabili di quanto mai ci saremmo sognati di immaginare. È ovvio, insomma, avere in testa la “nostra” scuola.

Io sono solo al primo anno e certo, iniziare in questo modo l’avventura del liceo è più che mai strano e destabilizzante. Si potrebbe pensare che non sia poi molto il tempo che ho potuto passare nel nostro Aristosseno, ma in realtà questi mesi sono bastati a farmi affezionare ad ogni minima cosa, anche la più banale.

Mi manca entrare in classe e trovare la mia compagna di banco che mi aspetta con lo sguardo impaziente di chi non desidera che raccontarmi cosa è successo mentre non c’ero. Mi manca addobbare l’albero di Natale insieme. Mi manca l’emozione che ho provato il giorno in cui, tornando a scuola dopo un infortunio, ho trovato tutti i miei compagni lì ad accogliermi. Mi mancano persino i momenti negativi, quelli in cui sono stata male, costretta ad uscire dall’aula per farmi rassicurare dalle parole di un’amica. E mi mancano gli incontri fugaci davanti ai distributori di bevande, con in mano una cioccolata calda. Mi mancano persino quelle lezioni di educazione motoria per le quali, tristemente, non mostravo alcun apprezzabile progresso.

Sono davvero molte le cose che vorrei tornare a fare, anche le lezioni che – è inutile nasconderlo – mi sono sempre sembrate le più noiose.
Voglio credere, però, che questo non sia solo un ricordo. Quel che adesso appare lontano, presto tornerà. E allora, forse, sapremo apprezzarlo ancor di più.

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