Caro Liceo, sei la mia casa
In questi giorni difficili il tempo scorre, secondo dopo secondo, e noi studenti cerchiamo di
In questi giorni difficili il tempo scorre, secondo dopo secondo, e noi studenti cerchiamo di ritrovare noi stessi. Ci chiediamo se tutto questo un giorno finirà, se riusciremo a stringerci nuovamente in un forte abbraccio.
Non avevo immaginato proprio così questo ultimo anno. Anche se sono sicura che, tutti noi, riusciremo a superare anche questa “brutta sorpresa”. Checché se ne dica, noi ragazzi siamo destinati a compiere grandi cose, basta ricevere un po’ di fiducia in più. A questo proposito ho deciso di scrivere una lettera al mio liceo che, da cinque anni, mi incoraggia a realizzare i miei sogni.
“Caro Aristosseno,
sento di avere le dita congelate dal tempo che non scorre; sento di non riuscire ad impugnare adeguatamente una penna; sento di volerti dedicare parole, ma di non riuscire a farlo.
Non ci vediamo da tempo ed io, ogni giorno, chiudo gli occhi e ti immagino. Penso al calore che percepivo dentro le tue mura e al bene che mi hai fatto.
Per la prima volta, riscontro difficoltà a scrivere. Di solito ho una mano che vola sui fogli bianchi, li macchia e li scarabocchia di emozioni. È come se i miei sentimenti comunicassero attraverso una calligrafia non molto ordinata – ed è tutto merito tuo.
Questa volta, però, no. Non riesco.
Chiudo gli occhi e, dopo un grande respiro, cerco di parlarti. Non è facile, è come se te ne fossi andato troppo presto.
La mia mente ancora erra senza meta, nevroticamente, per i tuoi corridoi, su e giù, correndo e inciampando per le tue scale.
È tutto buio e sei deserto; è uno dei miei peggiori incubi.
Mi manchi; non avrei mai pensato di dirlo. Mi mancano i sorrisi degli sconosciuti, l’odore del caffè di prima mattina e le corse al freddo per arrivare puntuale. Mi mancano i miei amici, mi mancano le parole di circostanza dette tanto per.
Mi manca essere in simbiosi con te.
Mi mancano le parole.
Sogno dal primo anno di poter cantare con i miei fratelli e sorelle la notte prima dei nostri esami; sogno di poterci abbracciare tutti così forte da non respirare e da non avere paura di niente. Vorrei che tutto facesse, naturalmente, il proprio decorso.
Vorrei tornare ai giorni in cui tutti insieme, stanchi, ci riunivamo per stare ancora meglio in futuro.
Eri e sei il nostro posto del cuore. Sei il posto in cui l’odore di mare pervade le mie narici e genera un sorriso sincero sul mio volto; sei il posto in cui le mie lacrime hanno avuto sempre un sapore diverso, di gioia e di dolore. Sei il posto a cui più ho dedicato tutta me stessa. Non sei una semplice scuola, sei la mia casa.
Ci siamo separati, forse, troppo presto.
Non so se mai tornerò a viverti ogni giorno, ma se così non fosse, non preoccuparti. Ci sarà sempre un legame prezioso e indissolubile che mi lega ai ricordi che solo tu puoi avermi regalato. Ci sarà sempre il giorno in cui con gli occhi pieni di lacrime ti penserò e dedicherò parole di gran lunga migliori di queste.
Grazie per avermi stretto fra le tue braccia.
Tua,
Francesca”
Io lo sentivo che eri tu a scrivere le profonde riflessioni che ho letto grazie al Preside. Poi ho letto La Fenice e ti ho ritrovato.
Brava Francesca, vedrai che l’esame ti darà grandi soddisfazioni.
Auguri