Un diario collettivo per essere scuola, anche da casa

In una pagina di diario, le ragioni della rinascita della Fenice nel mezzo della quarantena

In una pagina di diario, le ragioni della rinascita della Fenice nel mezzo della quarantena da Covid-19

Scrivere un “diario collettivo”: l’idea è questa.
Io un diario l’ho sempre avuto, uno da scrivere senza impegno, senza necessaria costanza, solo quando ne sento la necessità. E in verità è sempre stato molto personale, un quaderno di scuola da poter confondere con altri nel caos della mia libreria, così che nessuno potesse accedere ai miei pensieri più intimi, trovandolo magari per caso sul letto. Non ch’io sia una persona tanto enigmatica, al contrario. Però mi piace l’idea che quel quaderno colorato e impiastrato di parole e scarabocchi disordinati sia solo mio, e permetta solo a me di mettere ordine nella mia testa.
È per questo che ora l’incarico di scrivere una mezza pagina di diario diventa tutt’altro che facile. D’altronde, si tratta di parlare alla mia scuola della mia scuola. La nostra scuola.

Oggi, dopo oltre un mese di assenza, La Fenice si è riunita.
Non eravamo tutti: c’era il “capo” João, il ragazzo che più ha amato e difeso il giornale, che è riuscito a trasmettere la sua passione a tutti noi e ha cercato anche di estenderla a voi, girando di classe in classe con così tanta ostinazione che mi viene difficile credere che siamo meno di 30 nel gruppo di redazione. C’era il Professore (no, mi dispiace, niente tute rosse e maschera di Dalì, è il nostro Sabino Paparella), che è effettivamente il motore della banda, colui che ci fa filare dritto, l’adulto che mette a disposizione la sua esperienza di giornalista, conferendo alla
Fenice un po’ più di autorevolezza. C’era Clarissa, propositiva ed entusiasta; Vittoria, sempre leader di iniziative sociali; Denise, matura e solare, e poi Francesca, Federica, la new entry Eleonora, Martina ed io, impacciata e sorridente.
Un team eterogeneo: ci sono veterani di quinto e piccoli “primini”. E dire che, nonostante i nostri incontri fossero ridotti a un appuntamento alla settimana il lunedì dopo scuola, eravamo ormai consapevoli di essere un gruppo, avevamo pronti i nostri articoli, a un passo dal cominciare a distribuire il nostro giornale, magari in occasione della giornata dell’arte, come da tradizione.

Inutile dire che, con l’improvvisa sospensione della vita quotidiana, anche questo piccolo obiettivo è saltato, ma la redazione, unanime, non voleva che anche questo evento (da noi attesissimo) fosse “rimandato a data da destinarsi”, come ci siamo sentiti dire tutti troppo spesso ultimamente. E così, sull’onda dell’ormai popolarissimo #lontanimavicini, abbiamo pensato di restare uniti, di non sciogliere la redazione e soprattutto di non vanificare il nostro impegno, lasciando che le nostre parole potessero comunque arrivare a voi.
Ecco spiegate le ragioni della nostra rinascita, attraverso quella che, giocando con il fatidico acronimo  della “didattica a distanza”, abbiamo voluto chiamare
FaD: Fenice a Distanza.

La nostra speranza è che questo blog possa diventare una pagina di condivisione e unione tra noi aristosseniani (alunni, professori e personale), uno scambio fertile di idee mediato da noi della redazione, un “diario collettivo”, appunto, ci piace pensarlo così.
In questo modo speriamo di riuscire a catturare lo spirito del nostro Aristosseno, così
#restiamoscuola anche se #restiamoacasa!

Foto di Eleonora De Pace©  

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