A scuola di Emergency

Un viaggio tra brutalità e tracce di bellezza nel Paese Mondo “Poverini, mamma mia!” È

Un viaggio tra brutalità e tracce di bellezza nel Paese Mondo

“Poverini, mamma mia!”
È una frase che sentiamo e che pronunciamo spesso, mentre al telegiornale scorrono le notizie di 368 morti nel Mediterraneo a causa di un naufragio, delle battaglie di un popolo senza uno Stato o di ragazzi che alla nostra età non hanno mai conosciuto la pace.

Storie agghiaccianti, reali. Eppure, riusciamo ad ascoltarne i dettagli tra un boccone e l’altro, volgendo solo per qualche secondo l’attenzione al televisore durante un pranzo in famiglia, giusto il tempo per affermare: “Che peccato!
Siamo così assuefatti dalla bruttezza che ci circonda, che ormai non ci facciamo più caso.

Organizzazioni non governative come Emergency, indipendente e neutrale, ci aiutano a comprendere tali fenomeni e a riconoscere e valorizzare la bellezza in mezzo a tanto brutto, ci offrono la possibilità di andare oltre il “poverini!” e fare qualcosa di concreto, anche restando nel nostro Paese.

Proprio sulla bellezza dell’arte, della diversità e dell’uguaglianza si è basata la videoconferenza svoltasi martedì 28 ottobre 2019, rivolta ad oltre 24.000 studenti di 268 scuole italiane, in collegamento dai cinema delle loro città. All’iniziativa, ideata dalla ONG Principi attivi contro la guerra con lo scopo di sfruttare le armi che noi giovani abbiamo a disposizione contro la belligeranza, non poteva certamente mancare il nostro Istituto.


Molteplici gli stimoli di riflessione emersi durante l’incontro.
Primo imperativo: è necessario interessarsi, informarsi, con una mente sgombra da qualsiasi preconcetto o banalizzazione, in modo da conoscere realmente fenomeni come la guerra e le migrazioni attuali, così da riconoscere e smascherare eventuali fake news.
Il giovane ricercatore ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) Matteo Villa ha spiegato ai ragazzi che, in un mondo nel quale le notizie circolano veloci, è fondamentale informarsi con coscienza e senza superficialità, dimostrando anche con quanta facilità le informazioni possano essere distorte a seconda della politica di governo. Per esempio, sebbene si parli spesso di una invasione di stranieri, essi non costituiscono che lo 0,5% della popolazione italiana. O ancora: quanti sono a conoscenza del fatto che, dei migranti africani, solo l’1% arriva in Europa, mentre la maggior parte si limita a spostarsi tra aree e Paesi dello stesso continente? Insomma: “La verità è a due click da voi, se non fate voi il secondo per informarvi meglio, gli sfigati siete voi!” – ha sostenuto il giovane Villa.

Secondo principio: la bellezza, immediata e senza logica, da coltivare attraverso l’arte per risanare gli animi feriti dalla guerra e dalla corruzione: “It doesn’t have any boundaries, it’s a universal language and it’s important the way it’s used” – ha dichiarato Omaid Sharifi, l’afghano fondatore del collettivo di street art Art Lords nella sua Kabul.
In 43 anni, l’artista non ha mai conosciuto un periodo di pace nel proprio Paese, eppure ha voluto lanciare un forte messaggio di speranza con i suoi murales dipinti sulle mostruose fortificazioni a protezione delle città dai bombardamenti, realizzando oltre 1700 dipinti in tutta la provincia di Kabul, alcuni dei quali demoliti perché accusati di pericolosità e anticonformismo.
Nonostante il perenne dramma della guerra, anche gli afghani amano e riconoscono la bellezza, non sono solo uomini bellicosi che picchiano le mogli: è questo il messaggio che le opere di Omaid urlano al mondo e quello che egli ha cercato di farci comprendere in questo incontro.  

Anche la presidente di Emergency, Rossella Cattaneo, ha spronato i partecipanti ad attivarsi contro la guerra attraverso la consapevolezza e la memoria del passato, senza arrendersi alla sua logica violenta. Ciò significa mettersi alla prova nel quotidiano, conoscere le storie e i nomi dei caduti in guerra e dei migranti, vittime dei naufragi e delle nostre ideologie razziste. Perché raccontarli significa farli diventare nostri amici, fratelli, e dunque ci permette di avvicinarci davvero alla loro storia, di diventarne quasi parte.

Ci siamo mai chiesti da dove vengono, che viaggio hanno affrontato e le ragioni per cui sono qui? Abbiamo mai pensato, invece, a coloro che in Italia non sono mai arrivati?

Questo è ciò di cui si occupa Cristina Cattaneo, medico legale e autrice del libro Naufraghi senza volto, che identifica i morti per i vivi. La metà dei migranti morti in mare, infatti, non è identificata: le loro famiglie non hanno forse il diritto di sapere che ne è stato dei loro figli e dei loro mariti?
Al termine di una commovente testimonianza, la donna ha affermato: “La storia ci giudicherà inermi dinanzi a questo genocidio, esattamente con la stessa superiorità con cui noi oggi guardiamo i responsabili dell’Olocausto“.
Che crudeltà, quella!!” ha forse pensato qualcuno, con lo sguardo che non riusciva a reggere l’immagine dei barconi respinti dall’Italia o dei campi di “rieducazione” dei musulmani in Cina.

Infine, un ultimo principio attivo contro la guerra: l’uguaglianza, che l’attivista e fondatore di Emergency Gino Strada ha definito “il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo”. L’uguaglianza, che va conquistata ed amata, e senza la quale mette radici il razzismo.

Come scuola e come cittadini, non possiamo non ringraziare Emergency per il messaggio di solidarietà e uguaglianza che ha lanciato in questo evento, lo stesso che ogni giorno mette in pratica in tutte le zone del nostro unico, grande, Paese Mondo.

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